sabato 12 marzo 2011

"L'America è responsabile dei materiali radioattivi in Basilicata alla Trisaia di Rotondella"


Il tema della restituzione dei materiali radioattivi, anche di interesse bellico, di provenienza americana presenti nel sito nucleare della Trisaia di Rotondella (MT) deve essere portato urgentemente all'attenzione dell'opinione pubblica.

Non possiamo continuare a guardare passivamente altri che si giocano la nostra vita e quella dei nostri figli ... a scacchi.

Questa potrebbe essere una sintesi, molto limitata, delle dichiarazioni di Paul e Linda Gunter di Beyon Nuclear (Oltre il Nucleare) http://www.beyondnuclear.org/ , organizzazione americana antinucleare.

Noscorie International (Noscorie Trisaia/Rapporti Internazionali) ha chiesto il loro parere in merito al ritorno ad Elk River, in Minnesota (USA) del materiale radioattivo della Trisaia
In allegato la loro risposta, tradotta da Paola Vercellotti, che ringraziamo per la collaborazione e ... condivisione.
Noscorie International
Per la sopravvivenza planetaria ...
EVITARE DI PRODURRE "SCORIE" DI QUALSIASI TIPO ED OVUNQUE!
338.9738341

Da Paul e Linda Gunter, Beyond Nuclear (oltre il nucleare)
BOZZA DI RISPOSTA AGLI ATTIVISTI DELLA BASILICATA: LE BARRE DI COMBUSTIBILE DI ELK RIVER

Questa è una domanda difficile che non ha davvero alcuna risposta esaustiva.
In via di principio, da un punto di vista strettamente morale e filosofico, noi sosteniamo la posizione che le barre di combustibile di Elk River dovrebbero essere riportate nel posto che le ha prodotte, gli Stati Uniti. E, riteniamo in via di principio, dovrebbero tornare a Elk River in Minnesota. Il Minnesota ha attualmente un divieto sui nuovi reattori finchè non sia risolto il problema di stoccaggio delle scorie nucleari, ma c'è un forte e organizzato sforzo, guidato dall'industria nucleare, di ribaltare il divieto di costruzione di nuovi reattori agendo sulla legislazione dello stato. Riportare indietro le scorie di Elk River prodotte così tanti decenni fa ricorderebbe a chi è a favore di eliminare il divieto e di generare un più grande e ancora irrisolto problema di scorie nucleari che non puoi far semplicemente scomparire il tuo problema di scorie radioattive mandandolo nel cortile di qualcun altro molto lontano. Ricorderebbe anche ai politici che ancora non c'è un luogo sicuro in cui questi rifiuti pericolosi possano stare per milioni di anni.
Sfortunatamente, la realtà è che riportare indietro le barre solleva ancora più rischi e crea nuovi problemi sia lungo la via di trasporto che nella destinazione finale. Se riportato indietro, questo materiale radioattivo pericoloso dovrebbe essere trasportato prima via nave e poi via treno attraverso gli Stati Uniti fino al sito più probabilmente candidato ad ospitarle nel Laboratorio Nazionale di Energia dell'Idaho (INEL) in Idaho che normalmente riceve combustibile militare irradiato dal programma militare degli Stati Uniti di reattori di propulsione. I rifiuti radioattivi ad alta attività rimarrebbero lì in stoccaggio “ad interim” per 24 anni. L'INEL è situato al centro di una zona sismicamente attiva. Dopo questo periodo le scorie nucleari si dovrebbero, per legge, muovere di nuovo. Ma per andare dove? Nessuno al momento lo sa. Una proposta che potrebbe essere fatta è che le scorie dovrebbero andare al Progetto Pilota di Isolamento dei Rifiuti (WIPP) nelle Caverne di Carlsbad, in New Mexico, un grande deposito di sale sotterraneo che attualmente contiene rifiuti nucleari meno caldi dal punto di vista termico dal programma di armamenti nucleari americano. So che i problemi delle miniere di sale come discariche nucleari vi sono familiari dopo la lotta per fermare lo scarico a Scanzano Ionico. La combinazione di sale, calore, acqua e rifiuti nucleari è una bomba a orologeria altamente tossica per le generazioni future ovunque.
Se le barre di Elk River fossero trasportate verso gli Stati Uniti, questo solleverebbe anche significativi rischi di dirottamento o di sabotaggio visto che le barre sono bombe nucleare sporche o potenzialmente convertibili al riprocessamento per ricavare materiale per armi nucleari (nota per lo staff di Beyond Nuclear: controllare cosa esattamente queste barre contengono). Il trasporto è politicamente difficile per noi da supportare già per questi rischi di sicurezza, così come per il rischio di esposizione pubblica in tutti i porti di entrata e uscita, lungo le vie di trasporto proposte sull'acqua e sul mare, e per il rischio di contaminazione ambientale a lungo termine che potrebbe risultare da incidenti di trasporto o da atti di sabotaggio. Come sapete, le navi da Sellafield verso il Giappone che riportano indietro rifiuti riprocessati sono vigorosamente osteggiati da Greenpeace e da altri gruppi anti nucleare lungo le vie navali, nei porti, e lungo le strade e ferrovie dove il trasporto passa accanto ad abitazioni umane.
Comunque, siamo totalmente d'accordo con voi che lasciare le barre a Trisaia, come attualmente è, è ovviamente una soluzione allo stesso modo inaccettabile. Questo dimostra il problema collegato e ancora irrisolto della tecnologia nucleare stessa e una delle nostre più forti argomentazione contro la produzione di altri rifiuti radioattivi, sia da nuovi che da esistenti reattori per l'energia.
Ciò detto, il problema centrale è che rifiuti nucleari che siano depositati in qualsiasi modalità di stoccaggio, ad esempio sommersi in una piscina di stoccaggio riempita d'acqua, nel caso di un incidente che coinvolga la perdita dell'acqua di raffreddamento e di protezione o un deliberato atto di sabotaggio, potenzialmente coinvolgono tutti i rifiuti nucleari stoccati insieme e provocano il rilascio della loro totale radioattività. Piscine radioattive che si deteriorano e perdono hanno già contaminato le falde acquifere qui negli Stati Uniti così come altrove. Perciò, compartimentare I rifiuti nucleari in più numerosi e più piccoli pacchetti sigillati (di cinque barre di combustibile invece di sessanta) riduce I rischi e le conseguenze radiologiche se dovesse accadere un incidente o un atto di sabotaggio.
Qui negli Stati Uniti c'è molto disaccordo perfino tra attivisti anti nucleari riguardo cosa dovrebbe essere fatto con I rifiuti radioattivi dei reattori. Comunque, dopo un lungo, complesso e difficile processo, siamo riusciti a raccogliere il consenso su qualcosa denominato: “Stoccaggio consolidato sul posto”. E' l'opzione “meno peggio” e significherebbe tirare fuori le barre dallo stoccaggio protetto da acqua nelle piscine vulnerabili e assicurare il combustibile irradiato dei reattori in contenitori (casks) a secco fortificati nel luogo in cui già si trovano. Lo stoccaggio di rifiuti nucleari sul posto minimizza il molto significativo rischio che avviene durante il trasporto. C'è anche il rischio molto alto che qualsiasi movimento che riguardi combustibile nucleare molto vecchio abbia come risultato il cedimento delle barre stesse, con conseguente dispersione dei frammenti e detriti radioativi e la creazione di un rischio di radiazione molto significativo e decisamente più costose operazioni di bonifica. Meno questo materiale nucleare viene maneggiato o mosso e per la minore distanza possibile più viene ridotta questa minaccia di un più vasto pericolo di radiazione e di più onerose operazioni di decontaminazione.
Questi contenitori di stoccaggio a secco sono di solito larghi “thermos” di acciaio inox sigillato che una volta caricati con le barre di combustibile vengono riempiti di gas elio. Il gas elio, essendo più leggero dell'aria, offre un sistema di raffreddamento passivo molto efficace e a causa dell'atmosfera inerte previene il combustibile dal prendere fuoco al contatto con l'aria. Il thermos sigillato d'acciaio fornisce il contenimento del gas e del particolato radioattivo. Viene poi posto dentro un silo di cemento che aiuta a schermare le intense radiazioni gamma. Il contenitore di cemento è ventilato passivamente per fornire ventilazione di raffreddamento per la superficie esterna del cilindro d'acciaio che è a contatto con I caldissimi rifiuti nucleari. Questo schema di contenitore dovrebbe poi essere posto dentro piattaforme interrate o bunker di cemento per protezione contro attacchi aerei o sabotatori.
I contenitori a secco devono essere costantemente monitorati per assicurarsi che l'elio non perda da eventuali falle nella sigillatura. In questo modo l'ambiente è temporaneamente protetto dalle radiazioni, I rifiuti sarebbero fortificati contro ipotetici attacchi, sarebbero monitorabili e recuperabili (se emergesse una migliore soluzione di stoccaggio in futuro) e sopra terra dove non verrebbero dimenticati. Lo schema dei contenitori deve essere certificato, fabbricato e testato per assicurarne la qualità. L'opzione dei contenitori a secco NON deve essere vista o male interpretata come una “soluzione” permanente. Si tratta, nella migliore delle ipotesi, di una misura temporanea e sostitutiva di protezione ambientale.
Sfortunatamente, c'è attualmente veramente poca esperienza nel trattare con contenitori di stoccaggio a secco che risultino difettosi o in avaria. Molto presumibilmente, si dovrebbe mettere tali contenitori dentro un altro contenitori in quello che sembrerà, a molte generazioni da ora, una matrioska.
Siccome questa è un pasaggio di ambito e controversia scientifica, faremo circolare una richiesta di risposta tra un paio dei nostri esperti scientifici qui negli Stati Uniti per vedere cosa pensano riguardo il problema generato dagli USA alla Trisaia. Vi faremo sapere le loro conclusioni.
Qualsiasi sia la decisione, noi supporteremo una richiesta di obbligo per Stati Uniti a pagare tutti I costi per tutti I rimedi messi in atto, avendo scaricato questo importante problema di salute pubblica e ambientale su di voi. Anche se rimandare I rifiuti indietro negli Stati Uniti non fosse politicamente, tecnicamente o ambientalmente attuabile, è essenziale che I produttori dei rifiuti siano obbligati a prendere la responsabilità finanziaria per il loro mantenimento e la protezione ambientale a lungo termine.
Speriamo che questo sia d'aiuto. Ma così come potete vedere, non si può essere d'accordo totalmente con nessuna di queste ipotesi! Il fatto che questo presenti un così irrisolvibile dilemma dovrebbe rinforzare le argomentazioni contro la produzione di altre scorie nucleari e il loro invio alla Trisaia, o a qualsiasi altro posto!



From Paul and Linda Gunter, Beyond Nuclear
DRAFT REPLY TO BASILICATA ACTIVISTS RE: ELK RIVER FUEL RODS
This is a difficult question with really no good answer.
In principle, from strictly a philosophical and moral point of view, we support the position that the Elk River fuel rods should be returned to the place that made them – the United States. In fact, we feel in principle, if returned, they should go back to Elk River in Minnesota. Minnesota currently has a ban on new reactors until the nuclear waste storage problem is solved, but there is a strong and concerted nuclear industry led effort to over-turn the ban on new reactor construction moving in the state legislature. Returning the Elk River radioactive waste made so many decades ago would remind those in favor of overturning the ban and generating a larger and still unsolved nuclear waste problem that you cannot make your radioactive waste problem simply disappear by sending it to somebody’s backyard far away. It will also remind the politicians that there is still no safe place for this dangerous waste to go for millions of years.
Unfortunately, the reality is that returning the rods raises even more dangers and creates new problems all along the transportation route as well as to the final destination. If returned, this dangerous radioactive material would have to be transported first by ship and then by train across the U.S. to the most likely candidate site at Idaho National Energy Laboratory (INEL) in Idaho that currently receives military irradiated fuel from the US military propulsion reactor program. The high level radioactive waste would remain there in “interim” storage for 24 years. INEL sits amid an active earthquake zone. After that, the radioactive waste would, by law, need to be moved again. But to where? No one currently knows. One argument that might be made is that the waste should go to the Waste Isolation Pilot Project (WIPP) in Carlsbad Caverns, New Mexico, a large underground salt deposit that currently stores less thermally hot nuclear waste from the US nuclear weapons program. I know you are already familiar with the problems of salt mines as radioactive waste dumps after the fight to stop the dump at Scanzano Jonico. The combination of salt, heat, water and nuclear waste is a highly toxic time bomb for future generations everywhere.
If the Elk River rods were to be transported to the U.S., this also raises the significant security risk of hijacking or sabotage as the rods are dirty radioactive bombs or potentially diverted for reprocessing into nuclear weapons (Note to BN Staff: need to check what exactly these rods contain). Transportation is politically difficult for us to support for just such security issues, as well as the risk of public exposures at all ports of exit and entry, along the proposed transport routes over water and land and the risk of long term environmental contamination as the result of a transport accident or act of sabotage. As you know, the ships from Sellafield to Japan returning reprocessed waste are vigorously opposed by Greenpeace and other anti-nuclear groups along the shipping routes, in the ports as well as along the roads and rails where the shipment would pass through human habitation.
However, we fully agree with you that leaving the rods at Trisaia, currently as is, is of course an unacceptable solution also. This very clearly demonstrates the inherent and still unresolved problem of nuclear technology itself and one of our strongest arguments against producing any more radioactive waste, from either new or existing power reactors.
This said, the central concern is that nuclear waste that is consolidated into any single storage mode, such as submerged in a water filled storage pool, potentially involves all of the nuclear waste and the entire release of its radioactivity in the event an accident involving the loss of cooling and shielding water or a deliberate act of sabotage. Deteriorating and leaking radioactive pools have already contaminated groundwater here in the US as well as elsewhere. Therefore, compartmentalizing the nuclear waste into more and smaller sealed packages (five fuel rods instead of sixty) reduces the risks and radiological consequences should an accident or act of sabotage occur.
Here in the U.S., there is a lot of disagreement even among anti-nuclear activists about what should be done with radioactive reactor waste. However, after a long, contentious and arduous process, we were able to reach consensus on something termed “hardened on-site storage.” It is the least-worst option and would mean taking the nuclear fuel rods out of water shielded storage in vulnerable pools and securing the irradiated reactor fuel in fortified dry casks at the current site. The storage of nuclear waste onsite minimizes a very significant transportation hazard. There is also the very high risk that any movement of aged radioactive nuclear fuel will result in the fuel rods themselves falling apart, scattering the radioactive debris creating a very significant radiation hazard and a significantly more costly cleanup operation. The less this nuclear material is handled or moved over a minimum distance will significantly reduce this threat of a wider radiation hazard and more costly contamination cleanup.
These dry storage cask systems are typically a large, sealed stainless steel thermos that once loaded with the nuclear fuel rods are filled with helium gas. The helium gas, being much lighter than air, provides a very effective passive cooling system and because of the inert atmosphere prevents the fuel from igniting in air. The sealed steel thermos provides for the containment of the radioactive gas and particulate. It is then placed inside of a concrete silo which helps to shield the intense gamma radiation. The concrete cask is passively ventilated to provide cooling ventilation for the outside surface of the steel cylinder from the hot nuclear waste. This cask design should then be placed inside of a earthen berm or concrete bunker to guard against attack by aircraft or saboteurs. The dry cask needs to be constantly monitored to assure that the helium does not leak through broken seals. In this way the environment is temporarily protected from the radiation, the waste would be fortified from attack, monitorable, retrievable (if a better storage solution emerges) and above ground where it will not be forgotten. The cask designs must be certified, fabricated and tested for quality assurance. The dry cask option is NOT to be viewed or misinterpreted as a permanent “solution.” It is, at very best, only a temporary or interim protective environmental measure.
Unfortunately, there is currently very little experience for dealing with failed or faulty dry storage casks. Very likely, we are looking at putting such casks inside of another cask in what will look like “Russian Dolls” many generations from now.
Since this is a question of scientific merit and controversy, we will circulate a query to a couple of our scientific experts here in the US to see what they think about the US generated problem in Trisaia. We will let you know what they come up with.
Whatever the decision, we would support a claim that the United States is obligated to pay the ongoing cost for all of the remediation having dumped this significant public health and environmental problem on you in the first place. Even if shipping the waste back to the US is not politically, technically or environmentally feasible, it is essential that the makers of the waste be held accountable to take financial responsibility for its long term maintenance and environmental protection.
We hope this is helpful. But so as you can see, it is very difficult to support any of these options! The fact that this presents such an unsolvable dilemma should strengthen the argument against making more nuclear waste and sending it to Trisaia – or anywhere else!

domenica 11 ottobre 2009

Spot promo/pubblicitario pro-nucleare italiano su Rai2

Nonostante alcuni imprevisti di poco conto - ovvero l'emergere di prove di smaltimenti di rifiuti che ammazzano chi ci si avvicina, in luoghi che presto o tardi entrano in contatto con l'uomo, prodotti dal ciclo nucleare - la "force de frappe" dell'industria (bellica) pro-nucleare continua ad evidenziarsi, a difendersi ed attaccare, ben conscia che le nuove armi strategiche da usare, soprattutto in questo caso, sono quelle basate sull'informazione.
Questo - a noi lucani che abbiamo vissuto Scanzano - ci è stato insegnato teoricamente da Carlo Jean con i suoi libri e, praticamente, dai media nazionali, dove per oltre una settimana nessuno ha saputo quasi niente!!!
Ieri sera un bellissimo spot pro nucleare è andato in onda sulla Rai2( http://www.tg2.rai.it/dl/tg2/RUBRICHE/PublishingBlock-8f49a286-7527-4264-9979-72b4aca618d8.html).
Probabilmente bisognava pareggiare i conti con Blu Notte di Rai3 (www.blunotte.rai.it/ ) della sera prima che (magari) potrebbe provocare qualche allarmismo ...!
Nello spot di ieri, ove per dare una parvenza di "equità" tra le posizioni in campo sono stati persino chiamati autorevoli oppositori (ed ex-oppositori) al nucleare, tutto rose e fiori nell'illustrare come le bellissime centrali nordiche si sposano con un ambiente pulitissimo e curatissimo, con immagini di natura e assolutamente poco traffico e piste ciclabili, ecc.
Proprio come è e sarebbe in Italia!
I cittadini nordici (loro che sono in gamba ... ) non contestano, anzi sostengono il ciclo nucleare!Ovviamente nessun riferimento alle imponenti manifestazioni popolari che, anzi, non sono state minimamente citate. Noi sappiamo che esistono sia poichè li abbiamo in rete e sia perchè li abbiamo conosciuto durante "Scanzano", quando vennero a darci la loro solidarietà e ci fecero vedere i filmati degli scontri, anche recenti, per riempire le loro terre di rifiuti ...
E capimmo che "ogni mondo è paese" con il controllo dell'informazione e la censura preventiva. Da noi, tranne casi eclatanti e forse appositamente organizzati (Scanzano, ovvero l'avvio della strategia per l'abbattimento della percezione del pericolo nucleare), forse esiste ancora un "contesto"capace di assorbire i rifiuti do ogni tipo?
Ancora non abbiamo inteso che il "punto di non ritorno" è ampiamente superato ...Buona fortuna ...
Giuseppe Mele
NoScorie International
http://indirizzarionoscorie.blogspot.com/

sabato 3 ottobre 2009

Accordo Nucleare Italia-Usa (ma Elk River non c'entra!)

Qualcuno potrebbe illuderci che l'accordo riguarda anche il recupero dei rifiuti e dei materiali strategici (quali le testate atomiche e loro derivati) radioattivi americani sparsi sul territorio e nei mari italiani? Che i materiali ancora recuperabili quali dovrebbero essere, ad esempio, le barre del reattore americano Elk River stoccate nel deposito della Trisaia di Rotondella, siano riportate in America, come già avrebbero tentato precedentementi Governi Italiani (anche presieduti da Berlusconi)?

La tracottanza del potere, supportata da una scienza prezzolata e votata allo sterminio, impedisce a chi ci governa di rendersi conto che parlare adesso di nuove centrali putrebbe essere controproducente.
Nonostante le notizie in merito alle navi dei rifiuti affondati nei più bei mari italiani siano riuscite a varcare le soglie locali e dei "soliti" circuiti degli ambientalisti, il Governo Italiano rilancia l'argomento del nuovo corso nucleare italiano! Argomento che (per "fortuna" o per "calcolo" del "Potere"?) non trova largo spazio nei media nazionali (in allegato, ad esempio, un trafiletto colto di sorpresa su un quotidiano dell'attuale "opposizione"...). Certamente fanno più "audience" le sottane e la biancheria intima di qualche frequentatore dei palazzi che contano ... ma non vogliamo certamente criticare la "libertà di stampa".

Purtroppo sono ancora troppo pochi i cittadini che hanno capito che le centrali nucleari producono rifiuti pericolosissimi e che per smaltirli, anche in questi giorni, i Governi dei paesi "evoluti" si rivolgono alla criminalità organizzata (... ovvero a loro stessi, affermerebbe qualche estremista dipietrista ...).
E sono ancora meno quei cittadini che hanno capito il legame tra "nucleare e militare", nonostante gli sforzi del povero Ahmadinejad che, sin troppo palesemente, recita la parte del Governo Iraniano che con la stessa "faccia tosta" degli Governi "evoluti" vorrebbe far credere che il nucleare iraniano è "civile", anzi, ha scopi addirittura di ricerca "sanitaria" ... ( http://www.libero-news.it/pills/view/21616 )!

Sicuramente la pratica dello smaltimento in mare ha avuto una "copertura" scientifica. I Governi coinvolti nel ciclo nucleare avranno voluto una rassicurante motivazione scientifica (foglia di fico) per far accettare alla propria coscienza l'abbandono in mare di rifiuti che mantengono la loro micidiale pericolosità per tempi "planetari"!
Qualche importante centro di ricerca e qualche ancora più importante "scienziato" ha rassicurato i decisori dell'epoca che mettere i rifiuti sott'acqua era una cosa saggia e tranquilla e che nessun pericolo si sarebbe corso. E più di qualcuno avrebbe pure guadagnato qualche spicciolo per la pensione ...
Perchè rischiare di tardare ulteriormente nell'applicare la soluzione "scientifica" e rischiare di bloccare la produzione (solo energetica?) nei paesi "civili" coinvolgendo nelle decisioni troppe persone, addirittura facendo conoscere a tutti la soluzione geniale? Qualcuno non avrebbe capito e avrebbe organizzato manifestazioni, come la vicenda del sito unico a Scanzano J.co ha dimostrato!
L'interesse supremo collettivo avrà perciò consigliato i coscienziosi decisori pubblici di rivolgersi solamente ai servizi segreti ...


Vorrei concludere con un appello ai cittadini, agli imprenditori non solo turistici, alle amministrazioni locali, alle parrocchie, alle moschee ... al "Popolo di Scanzano" di MOBILITARSI, anche con azioni eclatanti e simboliche, e pretendere la bonifica dai rifiuti pericolosi e radioattivi dei nostri mari e territori, prima che tutto diventi impossibile.

GIUSEPPE MELE di
"NOSCORIE INTERNATIONAL"
indirizzarionoscorie@gmail.com
338.9738341

P.S.
Fonti internet e ulteriori commenti

Scajola avverte le regioni: “Centrali siti strategici” ... che grazie anche all'amico Prodi possono essere coperti da segreto militare, ovvero "provate a scherzare come a Scanzano nel 2003 e vi facciamo vedere il realismo di Governo"!
"... Nella legge Sviluppo c’è uno strumento forte, secondo il quale le centrali sono siti di interesse strategico per il Paese. Mi auguro che non debba essere usato, ma laddove ci fosse il veto del territorio, l’interesse generale del Paese deve prevalere. Ma mi auguro che tale strumento» che in situazioni estreme prevede anche l’utilizzo dei militari «non sia utilizzato»..."!


http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE58T02V20090930


http://www.blitzquotidiano.it/energia/nucleare-accordo-italia-usa-per-la-cooperazione-industriale-scajola-avverte-le-regioni-centrali-siti-strategici-111301/


http://www.governo.it/Notizie/Ministeri/dettaglio.asp?d=50931

http://www.wikio.it/economia/energia/nucleare

martedì 14 ottobre 2008

Ritorna il nucleare con le sue scorie:_ Iscriviti a IndirizzarioNoscorie

Bene la nuova posizione del PD sul nucleare?

Recentemente (10/10/08) sono stato a Rotondella ad un incontro del PD locale per "essere allertato" sul pericolo rappresentato dalla "nuova" politica del Governo Berlusconi.
Peccato mi sia venuto subito in mente l'ultimo atto di Prodi: il segreto militare!
A Rotondella c'ero già stato anche il 4/10/03, ad un incontro dell'allora Margherita, dove vennero illustrati i piani per il "prato verde" della Trisaia e, con maggiore interesse dei presenti, i piani occupazionali.Di sito unico non si parlava!
"LA RASSEGNAZIONE E' PECCATO!" Così Don Filippo redarguiva i cittadini il 14/11/03! Ma come reagire se l'andazzo è quello che è, in parte riportato ad esempio negli estratti news che seguono?

HO ENORMI PROBLEMI NEL GESTIRE L'INDIRIZZARIO ALLA VECCHIA MANIERA E NON RIESCO ANCORA A GESTIRE BENE IL GOOGLEGROUP CHE HO TENTATO DI ATTIVARE.PERO' SE TI VA DI CONTINUARE A RESTARE IN CONTATTO CON QUESTO INDIRIZZARIO, PROVA AD ISCRIVERTI AL GRUPPO SEGUENDO LE ISTRUZIONI SOTTO RIPORTATE!

SalutibyPino Mele
Cell. 338.9738341
EVITIAMO DI PRODURRE ALTRE SCORIE... ovunque e di ogni tipo ...Se vi iscrivete al googlegroup potete gestire direttamente la vs iscrizione.
notizie utili su: www.olambientalista.it
http://www.scanziamolescorie.org/
http://www.ilbrigantelucano.com/
http://www.sortirdunucleaire.org/
http://zonanucleare.atspace.com/
http://www.terrejoniche.it/
http://www.amicidinduguzangu.org/
http://indirizzarionoscorie.blogspot.com/

Edizione 217 del 13-10-2008
Nel resto d’Europa hanno già provveduto a creare siti altamente sicuriScorie nucleari, l’Italia continua a tergiversare
di Orazio Mainieri*
docente Università della Calabria
Fareambiente Calabria
damain@tiscali.it

.... Ci sono leggi che trattano l’argomento. Il problema del sito doveva essere risolto dalla legge del 24 Dicembre 2003, n. 368, recante disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio, in condizioni di massima sicurezza, dei rifiuti radioattivi, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 6 del 9 gennaio 2004. Da numerosi e approfonditi studi era venuto fuori il sito di Scanzano Jonico in provincia di Matera. Questo sito, identificato nel territorio di Scanzano Jonico, presenterebbe, per tutti gli aspetti citati sopra, caratteristiche di massima idoneità. La scelta era stata fatta per il deposito superficiale per i rifiuti di I e II categoria e, in prospettiva, attraverso un laboratorio sotterraneo di ricerca, per il deposito di rifiuti di III categoria. Questo deposito sotterraneo che doveva essere realizzato nel sito in questione era indicato insensibile al rischio idraulico in quanto completamente isolato rispetto alla circolazione idraulica superficiale e di falda. Le ridotte dimensioni delle infrastrutture di superficie richieste dalla tipologia di deposito prescelto erano tali da impattare al minimo, anche, su una situazione territoriale assoggettata a vincoli ambientali e di particolare pregio. Tale impatto poteva essere ulteriormente ridotto con l’adozione degli opportuni accorgimenti in fase progettuale ed esecutiva. Quindi, rischi quasi nulli, mentre le opportunità di sviluppo per la zona erano notevoli. Ci sarebbe stata una pioggia di investimenti. Questo in teoria. In pratica una rivolta popolare atipica bloccò tutto. Diceva mio nonno, saggio contadino: “se tutti gli uccelli conoscessero il grano non avremmo più pane”. Cosa voleva dire? Mah…lascio il quesito alla gente del sito di sopra.
...da http://www.opinione.it/pages.php?

______________________________________________________________________Edizione

217 del 13-10-2008Nucleare: Un percorso più facile di Marco MauriIl mancato raggiungimento delle “necessarie intese” con gli enti locali che dovranno ospitare i nuovi impianti nucleari o i siti per lo stoccaggio delle scorie radioattive non fermerà il progetto del Governo del ritorno al nucleare. Il Governo disporrà infatti di poteri sostitutivi che consentiranno di scavalcare eventuali mancati accordi. Inoltre i siti scelti potranno essere sottoposti a speciali forme di vigilanze. L’Italia fa un nuovo passo verso il ritorno al nucleare. La Commissione Attività produttive della Camera ha approvato un emendamento che fissa i principi per la delega al Governo che consentirà di predisporre la normativa per il ritorno del nucleare in Italia. Il Governo avrà 6 mesi in più fino al 30 giugno 2009 per mettere a punto le norme che avranno tre obiettivi principali: la costruzione sul territorio nazionale di impianti elettrici nucleari, l’individuazione di siti per le scorie radioattive e l’adozione di misure compensative da corrispondere alle popolazioni interessate. Le aree per gli impianti nucleari saranno poi particolarmente protette: potranno essere dichiarate “di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e protezione”. Facilitazioni sono poi fissate per le autorizzazioni per la costruzione, compresi gli espropri. Saranno però previste norme affinché siano riconosciuti “benefici diretti alle persone residenti e alle imprese operanti nel territorio circostante il sito, con oneri a carico delle imprese coinvolte nella costruzione o nell’esercizio degli impianti e delle strutture”. Apposite norme dovranno poi essere previste sulle scorie.da http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=217&id_art=8205&aa=2008_______________________________________________________da Fareambiente - Vincenzo Pepe: bene la nuova posizione del PD sul nucleare06-10-2008FareAmbiente, movimento ecologista europeo, è l'unica voce dell'ambientalismo italiano da sempre aperto alla ricerca sul nucleare.Nel novembre 2007, alla presenza del Ministro Bondi, del Sottosegretario Urso e dell'On. Casini abbiamo avviato una raccolta di firme pro-nucleare e con i nostri gazebo presenti in tutta l'Italia ne abbiamo raccolte oltre 100.000, ma siamo ben felici che siano divenute inutili grazie alla autonoma iniziativa dell'attuale Governo ed in particolare del Ministro Scajola. Siamo ancora più lieti nel constatare la nuova posizione del Pd, in passato vittima piu' o meno consapevole dei Verdi e della Sinistra antagonista: da un lato il Ministro-ombra Colaninno ha promesso un approccio serio e non ideologico alla materia, dall'altro addirittura il Senatore Della Seta, gia' Presidente di Legambiente, che in campagna elettorale aveva definito il ritorno al nuclare un'idea "giurassica", ha ammesso le proprie colpe, aprendo alla ricerca sul nucleare, quella stessa che solo pochi mesi fa aveva fermamente rifiutato, bocciando, quando era ancora al Governo, l'Emendamento Castelli.FareAmbiente riesce finalmente a vedere riconosciute le proprie proposte da ambo le parti, a dimostrazione che l'ambiente non può essere né di destra né di sinistra.

venerdì 26 settembre 2008

Nuovo incidente nucleare a Tricastin: evacuazione per i comuni vicini?

LIVORNO. Mentre in Italia Berlusconi e Scajola rilanciano alla grande il nucleare come soluzione di pulita ed economica a tutti i mali energetici italiani, in Francia la rete di associazioni "Sortir du nucléaire" il 21 settembre ha scritto ad Électricité de France (Edf), all´Autorité de sûreté (Asn), al presidente della repubblica Sarkozy e il primo ministro Fillon per chiedere la verità sulla gravità della situazione in corso nella centrale centrale nucleare di Tricastin. «Secondo alcune informazioni, la situazione nella centrale sarebbe così problematica che l´evacuazione di diversi comuni vicini sarebbe presa in considerazione dalle autorità». Se l´allarme di "Sortir du nucléaire" fosse confermato, l´affare francese sarebbe veramente esplosivo da un paio di settimane: l´8 settembre, nel corso di una operazione di rinnovo del combustibile, durante la quale la copertura della vasca del reattore numero 2 è stata sollevata, due assemblaggi di combustibile sono rimasti appesi alle strutture interne superiori e sarebbero ancora sospese sopra altri 155 assemblaggi che costituiscono il cuore del reattore. Un incidente dello stesso tipo è certamente già avvenuto nel 1999 nella centrale nucleare di Nogent-sur-Seine, nell´Aube, e ci è voluto più di un mese per venirne a capo, ma secondo le associazioni antinucleari francesi «la situation a Tricastin è ancora più grave perché si tratta di due assemblaggi invece di uno solo, il che moltiplica le difficoltà: le operazioni intraprese per recuperare un assemblaggio possono provocare la caduta del secondo. Inoltre, mentre Edf e le autorità restano mute al riguardo, è fortemente possibile che un assemblaggio, o anche tutti e due, siano "moxés", vale a dire contengano del plutonio, cosa che allora aggraverebbe nettamente i rischi. I due assemblaggi, che pesano ciascuno circa 800 kg, minacciano ad ogni istante di cadere. Potrebbero allora rompersi e i differenti pezzi, scivolando sugli altri assemblaggi, potrebbero eventualmente innescare una reazione nucleare incontrollata. Sarebbe allora possibile un gravissimo incidente nucleare. Ma anche senza una tale reazione, le operazioni di "pulizia" sembrano essere quasi impossibili da realizzare, il reattore potrebbe essere definitivamente condannato e lasciato in eredità tale e quale ai nostri discendenti». Per questo motivo "Sortir du nucléaire" chiede che vengano immediate risposte ad alcune domande fondamentali: «I due assemblaggi sono "moxés" ? Altrimenti detto: si tratta di combustibile uranio-plutonio o "solamente" di uranio? Se si tratta di mox (mixed oxide fuel, ndr), Edf riconosce che il rischio di reazioni incontrollate è ancora più grande?».Poi gli antinuclearisti francesi fanno altre domande che danno l´idea della segretezza e dell´imbarazzo su quanto sta accadendo in una centrale nucleare che quest´anno è stata funestata da incidenti: «Quali operazioni sono state tentate dopo il 9 settembre per recuperare i due assemblaggi? Quali altre operazioni sono state prese in considerazione? Con quali rischi? I due assemblaggi sono sempre nell´acqua della vasca? Secondo alcune informazioni, dopo un tentativo di intervento, Edf non prevederebbe di posizionare i due assemblaggi sotto l´acqua. In questo caso, come sono raffreddati? Quali sono le misure prese in considerazione in caso di aggravamento della situazione? L´evacuazione dei comuni vicini è stata realmente presa in considerazione, come lasciano pensare alcune informazioni? Non bisognerebbe immediatamente evacuare i comuni vicini, come i dipartimenti interessati, in maniera preventiva e non in seguito ad un eventuale aggravamento della situazione? In quale data sono previste le prossime aperture di vasche a Tricastin (dove funzionano tre altri reattori) e nelle altre centrali in Francia? Quali misure sono messe in opera per evitare che si produca una situazione identica?». Insomma, mentre in Italia si punta sul miracolistico nucleare, nella Francia che ci viene indicata come modello energetico a cui guardare vengono a galla tutte le sue pecche e "Sortir du nucléaire" chiede ai cittadini di fare le stesse sue domande a Edf ed al governo, per conoscere la verità al più presto.Invece in Italia si accusa di essere poco moderni coloro che ricordano questa estate di passione del nucleare europeo: fuga di uranio l´8 luglio ed altri incidenti a Tricastin ma anche incidenti a raffica in Francia, Belgio, Germania, Spagna, Ucraina, Slovenia, Cina, Corea, Giappone, Usa, Russia... In Italia quando tutto va bene queste notizie vengono confinate per gravità tra gli incidenti automobilistici, ma l´ottimismo di facciata di Berlusconi e Scajola nasconde rischi che in Francia, nel Paese della più avanzata ed estesa industria nucleare, sono sempre più evidenti, ormai quasi quotidiani.

mercoledì 3 settembre 2008

Dall’emergenza cromo ad Alessandria agli impianti atomici in disuso a Trino e Saluggia

Concimi, tossine e scorie nucleariOra il pericolo arriva dal rubinetto
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Gli scarichi della Thyssen stanno uccidendo la Dora TORINO 02/09/2008 - Se a Torino, fino a oggi, di cromo esavalente si è parlato poco o nulla, un caso allarmante e dai risvolti ancora da valutare pienamente ha tenuto banco nei mesi scorsi ad Alessandria. Per la precisione, nella piccola frazione di Spinetta Marengo, dove alcuni rilievi dell’Arpa, necessari per il nullaosta ambientale alla costruzione di un supermercato, hanno riscontrato quantità di cromo esavalente (composto cancerogeno per l’uomo) fino a 50-60 volte superiori ai limiti di legge nei pozzi di falda superficiale: il massimo è stato di 280 µg/litro (microgrammi per litro) a dispetto di un limite fissato in appena 5 µg/litro.Acqua che non finiva direttamente nei rubinetti delle case ma, è bene ricordarlo, poteva venire utilizzata nell’irrigazione dei campi e nell’alimentazione degli animali, rientrando così nel ciclo alimentare dell’uomo. “Dov’è la novità?” avrebbe detto più d’uno ad Alessandria, ricordando come già negli anni ’80 alcuni medici avessero denunciato la terribile situazione in cui versava la falda nella zona, nota come ex zuccherificio, ma poi diventata un polo chimico su cui in passato ha operato anche Montedison. Un’area dove ora si trova uno stabilimento della Solvay Solexis, che però ha declinato ogni responsabilità sull’inquinamento della falda.In ogni caso, questa volta, dopo la pubblicazione degli esami dell’Arpa, la macchina istituzionale si è messa in moto (a sollevare la questione in Regione è stato il capogruppo leghista Tino Rossi). Il 22 maggio scorso il sindaco di Alessandria, l’azzurro Piercarlo Fabbio, ha emesso un’ordinanza con cui si inibiva l’utilizzo dei pozzi di falda intorno all’area incriminata, due giorni dopo la Procura ha aperto un’inchiesta e una riunione fra gli enti locali ha sancito l’apertura di due tavoli tecnici. Ora il problema sarà l’effettuazione della bonifica della zona («Una bonifica complicata» come ha ammesso lo stesso assessore regionale all’Ambiente Nicola De Ruggiero) e l’individuazione dei responsabili.Il caso cromo-Spinetta, per altro, non è certo il primo allarme ambientale nella nostra Regione. Fa ancora scalpore il caso dell’Acna di Cengio, l’azienda chimica che per decenni fu attiva in provincia di Savona, ma i cui scarichi nocivi per anni e anni inquinarono l’acqua del Bormida, nell’alessandrino. Dopo polemiche, denunce e proteste, la fabbrica chiuse definitivamente nel 1999. Tornando nel presente, come non ricordare le preoccupazioni per le scorie nucleari di Saluggia, a cavallo fra le province di Vercelli e di Torino. Lì, fin dagli anni ’70, è stato insediato un grosso deposito di scorie, che da sempre ha attirato le ire degli ambientalisti e il sospetto dei residenti. Due anni fa l’ultima denuncia, a opera della Regione e dell’Arpa: l’acqua della falda acquifera vicina all’impianto era stata contaminata a causa di una perdita a una “piscina radioattiva”.


Avvelenati dall'acciaieria
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«L’acqua contaminata dal cromopuò modificare il Dna dell’uomo»
E nei fiumi finiscono anche nickel e zinco TORINO 02/09/2008 - L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale riaccende le polemiche sulla ThyssenKrupp. Questa volta, però, nulla c’entrano i sette operai morti lo scorso dicembre nello stabilimento di corso Regina Margherita, a destare preoccupazione sono i dati resi noti dal sito Internet dell’Ispra, relativi agli scarichi industriali dell’ex acciaieria. A quanto si deduce dalle tabelle che riportano i livelli di contaminazione delle acque, infatti, dalla ThyssenKrupp sarebbero stati scaricati «nel 2005, 710 chilogrammi di cromo e suoi composti». Almeno altri ventidue quintali, a conti fatti, nel solo biennio tra il 2002 e il 2004.«I dati degli scarichi pericolosi sono reperibili in Rete sui siti dell’Ines (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) e dell’Eper (European Pollutant Emission Register) e questi dati sono stati recentemente confermati anche dall’Arpa» spiega Roberto Topino, il medico del lavoro che per primo ha lanciato l’allarme. I suoi interventi, comparsi su diversi siti Internet, sono stati recentemente ripresi anche da un noto blog che, invocando l’intervento della magistratura, ha riportato l’attenzione sulla presenza di alti concentrati di cromo esavalente nelle acque della Dora. «Per quanto l’Arpa assicuri che quei valori non sono preoccupanti, considerandoli diluiti in migliaia di litri d’acqua - continua Topino - il rischio c’è, eccome. Basti pensare alle falde acquifere pesantemente contaminate sotto i vecchi stabilimenti delle acciaierie Vitali, dove ora sorge il comprensorio Spina3».Un’area non contaminata, secondo il Comune e per cui, da quanto si apprende dalla risposta pubblicata sul blog agli interventi di Topino, l’allarme cromo non sarebbe altro che una montatura. Secondo un ingegnere dell’ufficio bonifiche, infatti, la quantità del composto cancerogeno rilevata attorno a Spina3 non eccederebbe rispetto ai limiti di legge. «La contaminazione residua in falda non supera 30 microgrammi al litro (voglio precisare che il limite del cromo esavalente per la potabilità è di 50 microgrammi al litro) e così resterà per un centinaio d’anni» si legge, testualmente, nella replica comparsa sul sito Internet.«Una risposta poco esauriente e assolutamente sbagliata - precisa Topino -. Quei valori che il Comune considera normali, non lo sono assolutamente. La legge prevede dei limiti per la concentrazione di cromo nelle acque, ma ci sono due normative. Il limite sanitario di concentrazione ammissibile nell’acqua potabile è di 50 microgrammi per litro come cromo totale, mentre la norma di tutela ambientale pone invece il limite di 5 microgrammi per litro di cromo esavalente». Resta il fatto che tali limiti, tra il 2002 e il 2006, sarebbero stati comunque superati quasi di dieci volte e solo per quanto riguarda l’ex comprensorio Vitali: «Le indagini ambientali, condotte nel 2002, hanno riscontrato una contaminazione da cromo esavalente in concentrazioni eccedenti il limite di 5 µg/litro fissato dal DM 471/99 per le acque sotterranee, con un massimo pari a 455 µg/litro in corrispondenza di un pozzo di monitoraggio. Nel 2006 i valori si attestavano fra 10 e 50 µg/litro, con un picco di 282 µg/litro».