martedì 14 ottobre 2008

Ritorna il nucleare con le sue scorie:_ Iscriviti a IndirizzarioNoscorie

Bene la nuova posizione del PD sul nucleare?

Recentemente (10/10/08) sono stato a Rotondella ad un incontro del PD locale per "essere allertato" sul pericolo rappresentato dalla "nuova" politica del Governo Berlusconi.
Peccato mi sia venuto subito in mente l'ultimo atto di Prodi: il segreto militare!
A Rotondella c'ero già stato anche il 4/10/03, ad un incontro dell'allora Margherita, dove vennero illustrati i piani per il "prato verde" della Trisaia e, con maggiore interesse dei presenti, i piani occupazionali.Di sito unico non si parlava!
"LA RASSEGNAZIONE E' PECCATO!" Così Don Filippo redarguiva i cittadini il 14/11/03! Ma come reagire se l'andazzo è quello che è, in parte riportato ad esempio negli estratti news che seguono?

HO ENORMI PROBLEMI NEL GESTIRE L'INDIRIZZARIO ALLA VECCHIA MANIERA E NON RIESCO ANCORA A GESTIRE BENE IL GOOGLEGROUP CHE HO TENTATO DI ATTIVARE.PERO' SE TI VA DI CONTINUARE A RESTARE IN CONTATTO CON QUESTO INDIRIZZARIO, PROVA AD ISCRIVERTI AL GRUPPO SEGUENDO LE ISTRUZIONI SOTTO RIPORTATE!

SalutibyPino Mele
Cell. 338.9738341
EVITIAMO DI PRODURRE ALTRE SCORIE... ovunque e di ogni tipo ...Se vi iscrivete al googlegroup potete gestire direttamente la vs iscrizione.
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Edizione 217 del 13-10-2008
Nel resto d’Europa hanno già provveduto a creare siti altamente sicuriScorie nucleari, l’Italia continua a tergiversare
di Orazio Mainieri*
docente Università della Calabria
Fareambiente Calabria
damain@tiscali.it

.... Ci sono leggi che trattano l’argomento. Il problema del sito doveva essere risolto dalla legge del 24 Dicembre 2003, n. 368, recante disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio, in condizioni di massima sicurezza, dei rifiuti radioattivi, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 6 del 9 gennaio 2004. Da numerosi e approfonditi studi era venuto fuori il sito di Scanzano Jonico in provincia di Matera. Questo sito, identificato nel territorio di Scanzano Jonico, presenterebbe, per tutti gli aspetti citati sopra, caratteristiche di massima idoneità. La scelta era stata fatta per il deposito superficiale per i rifiuti di I e II categoria e, in prospettiva, attraverso un laboratorio sotterraneo di ricerca, per il deposito di rifiuti di III categoria. Questo deposito sotterraneo che doveva essere realizzato nel sito in questione era indicato insensibile al rischio idraulico in quanto completamente isolato rispetto alla circolazione idraulica superficiale e di falda. Le ridotte dimensioni delle infrastrutture di superficie richieste dalla tipologia di deposito prescelto erano tali da impattare al minimo, anche, su una situazione territoriale assoggettata a vincoli ambientali e di particolare pregio. Tale impatto poteva essere ulteriormente ridotto con l’adozione degli opportuni accorgimenti in fase progettuale ed esecutiva. Quindi, rischi quasi nulli, mentre le opportunità di sviluppo per la zona erano notevoli. Ci sarebbe stata una pioggia di investimenti. Questo in teoria. In pratica una rivolta popolare atipica bloccò tutto. Diceva mio nonno, saggio contadino: “se tutti gli uccelli conoscessero il grano non avremmo più pane”. Cosa voleva dire? Mah…lascio il quesito alla gente del sito di sopra.
...da http://www.opinione.it/pages.php?

______________________________________________________________________Edizione

217 del 13-10-2008Nucleare: Un percorso più facile di Marco MauriIl mancato raggiungimento delle “necessarie intese” con gli enti locali che dovranno ospitare i nuovi impianti nucleari o i siti per lo stoccaggio delle scorie radioattive non fermerà il progetto del Governo del ritorno al nucleare. Il Governo disporrà infatti di poteri sostitutivi che consentiranno di scavalcare eventuali mancati accordi. Inoltre i siti scelti potranno essere sottoposti a speciali forme di vigilanze. L’Italia fa un nuovo passo verso il ritorno al nucleare. La Commissione Attività produttive della Camera ha approvato un emendamento che fissa i principi per la delega al Governo che consentirà di predisporre la normativa per il ritorno del nucleare in Italia. Il Governo avrà 6 mesi in più fino al 30 giugno 2009 per mettere a punto le norme che avranno tre obiettivi principali: la costruzione sul territorio nazionale di impianti elettrici nucleari, l’individuazione di siti per le scorie radioattive e l’adozione di misure compensative da corrispondere alle popolazioni interessate. Le aree per gli impianti nucleari saranno poi particolarmente protette: potranno essere dichiarate “di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e protezione”. Facilitazioni sono poi fissate per le autorizzazioni per la costruzione, compresi gli espropri. Saranno però previste norme affinché siano riconosciuti “benefici diretti alle persone residenti e alle imprese operanti nel territorio circostante il sito, con oneri a carico delle imprese coinvolte nella costruzione o nell’esercizio degli impianti e delle strutture”. Apposite norme dovranno poi essere previste sulle scorie.da http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=217&id_art=8205&aa=2008_______________________________________________________da Fareambiente - Vincenzo Pepe: bene la nuova posizione del PD sul nucleare06-10-2008FareAmbiente, movimento ecologista europeo, è l'unica voce dell'ambientalismo italiano da sempre aperto alla ricerca sul nucleare.Nel novembre 2007, alla presenza del Ministro Bondi, del Sottosegretario Urso e dell'On. Casini abbiamo avviato una raccolta di firme pro-nucleare e con i nostri gazebo presenti in tutta l'Italia ne abbiamo raccolte oltre 100.000, ma siamo ben felici che siano divenute inutili grazie alla autonoma iniziativa dell'attuale Governo ed in particolare del Ministro Scajola. Siamo ancora più lieti nel constatare la nuova posizione del Pd, in passato vittima piu' o meno consapevole dei Verdi e della Sinistra antagonista: da un lato il Ministro-ombra Colaninno ha promesso un approccio serio e non ideologico alla materia, dall'altro addirittura il Senatore Della Seta, gia' Presidente di Legambiente, che in campagna elettorale aveva definito il ritorno al nuclare un'idea "giurassica", ha ammesso le proprie colpe, aprendo alla ricerca sul nucleare, quella stessa che solo pochi mesi fa aveva fermamente rifiutato, bocciando, quando era ancora al Governo, l'Emendamento Castelli.FareAmbiente riesce finalmente a vedere riconosciute le proprie proposte da ambo le parti, a dimostrazione che l'ambiente non può essere né di destra né di sinistra.

venerdì 26 settembre 2008

Nuovo incidente nucleare a Tricastin: evacuazione per i comuni vicini?

LIVORNO. Mentre in Italia Berlusconi e Scajola rilanciano alla grande il nucleare come soluzione di pulita ed economica a tutti i mali energetici italiani, in Francia la rete di associazioni "Sortir du nucléaire" il 21 settembre ha scritto ad Électricité de France (Edf), all´Autorité de sûreté (Asn), al presidente della repubblica Sarkozy e il primo ministro Fillon per chiedere la verità sulla gravità della situazione in corso nella centrale centrale nucleare di Tricastin. «Secondo alcune informazioni, la situazione nella centrale sarebbe così problematica che l´evacuazione di diversi comuni vicini sarebbe presa in considerazione dalle autorità». Se l´allarme di "Sortir du nucléaire" fosse confermato, l´affare francese sarebbe veramente esplosivo da un paio di settimane: l´8 settembre, nel corso di una operazione di rinnovo del combustibile, durante la quale la copertura della vasca del reattore numero 2 è stata sollevata, due assemblaggi di combustibile sono rimasti appesi alle strutture interne superiori e sarebbero ancora sospese sopra altri 155 assemblaggi che costituiscono il cuore del reattore. Un incidente dello stesso tipo è certamente già avvenuto nel 1999 nella centrale nucleare di Nogent-sur-Seine, nell´Aube, e ci è voluto più di un mese per venirne a capo, ma secondo le associazioni antinucleari francesi «la situation a Tricastin è ancora più grave perché si tratta di due assemblaggi invece di uno solo, il che moltiplica le difficoltà: le operazioni intraprese per recuperare un assemblaggio possono provocare la caduta del secondo. Inoltre, mentre Edf e le autorità restano mute al riguardo, è fortemente possibile che un assemblaggio, o anche tutti e due, siano "moxés", vale a dire contengano del plutonio, cosa che allora aggraverebbe nettamente i rischi. I due assemblaggi, che pesano ciascuno circa 800 kg, minacciano ad ogni istante di cadere. Potrebbero allora rompersi e i differenti pezzi, scivolando sugli altri assemblaggi, potrebbero eventualmente innescare una reazione nucleare incontrollata. Sarebbe allora possibile un gravissimo incidente nucleare. Ma anche senza una tale reazione, le operazioni di "pulizia" sembrano essere quasi impossibili da realizzare, il reattore potrebbe essere definitivamente condannato e lasciato in eredità tale e quale ai nostri discendenti». Per questo motivo "Sortir du nucléaire" chiede che vengano immediate risposte ad alcune domande fondamentali: «I due assemblaggi sono "moxés" ? Altrimenti detto: si tratta di combustibile uranio-plutonio o "solamente" di uranio? Se si tratta di mox (mixed oxide fuel, ndr), Edf riconosce che il rischio di reazioni incontrollate è ancora più grande?».Poi gli antinuclearisti francesi fanno altre domande che danno l´idea della segretezza e dell´imbarazzo su quanto sta accadendo in una centrale nucleare che quest´anno è stata funestata da incidenti: «Quali operazioni sono state tentate dopo il 9 settembre per recuperare i due assemblaggi? Quali altre operazioni sono state prese in considerazione? Con quali rischi? I due assemblaggi sono sempre nell´acqua della vasca? Secondo alcune informazioni, dopo un tentativo di intervento, Edf non prevederebbe di posizionare i due assemblaggi sotto l´acqua. In questo caso, come sono raffreddati? Quali sono le misure prese in considerazione in caso di aggravamento della situazione? L´evacuazione dei comuni vicini è stata realmente presa in considerazione, come lasciano pensare alcune informazioni? Non bisognerebbe immediatamente evacuare i comuni vicini, come i dipartimenti interessati, in maniera preventiva e non in seguito ad un eventuale aggravamento della situazione? In quale data sono previste le prossime aperture di vasche a Tricastin (dove funzionano tre altri reattori) e nelle altre centrali in Francia? Quali misure sono messe in opera per evitare che si produca una situazione identica?». Insomma, mentre in Italia si punta sul miracolistico nucleare, nella Francia che ci viene indicata come modello energetico a cui guardare vengono a galla tutte le sue pecche e "Sortir du nucléaire" chiede ai cittadini di fare le stesse sue domande a Edf ed al governo, per conoscere la verità al più presto.Invece in Italia si accusa di essere poco moderni coloro che ricordano questa estate di passione del nucleare europeo: fuga di uranio l´8 luglio ed altri incidenti a Tricastin ma anche incidenti a raffica in Francia, Belgio, Germania, Spagna, Ucraina, Slovenia, Cina, Corea, Giappone, Usa, Russia... In Italia quando tutto va bene queste notizie vengono confinate per gravità tra gli incidenti automobilistici, ma l´ottimismo di facciata di Berlusconi e Scajola nasconde rischi che in Francia, nel Paese della più avanzata ed estesa industria nucleare, sono sempre più evidenti, ormai quasi quotidiani.

mercoledì 3 settembre 2008

Dall’emergenza cromo ad Alessandria agli impianti atomici in disuso a Trino e Saluggia

Concimi, tossine e scorie nucleariOra il pericolo arriva dal rubinetto
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Gli scarichi della Thyssen stanno uccidendo la Dora TORINO 02/09/2008 - Se a Torino, fino a oggi, di cromo esavalente si è parlato poco o nulla, un caso allarmante e dai risvolti ancora da valutare pienamente ha tenuto banco nei mesi scorsi ad Alessandria. Per la precisione, nella piccola frazione di Spinetta Marengo, dove alcuni rilievi dell’Arpa, necessari per il nullaosta ambientale alla costruzione di un supermercato, hanno riscontrato quantità di cromo esavalente (composto cancerogeno per l’uomo) fino a 50-60 volte superiori ai limiti di legge nei pozzi di falda superficiale: il massimo è stato di 280 µg/litro (microgrammi per litro) a dispetto di un limite fissato in appena 5 µg/litro.Acqua che non finiva direttamente nei rubinetti delle case ma, è bene ricordarlo, poteva venire utilizzata nell’irrigazione dei campi e nell’alimentazione degli animali, rientrando così nel ciclo alimentare dell’uomo. “Dov’è la novità?” avrebbe detto più d’uno ad Alessandria, ricordando come già negli anni ’80 alcuni medici avessero denunciato la terribile situazione in cui versava la falda nella zona, nota come ex zuccherificio, ma poi diventata un polo chimico su cui in passato ha operato anche Montedison. Un’area dove ora si trova uno stabilimento della Solvay Solexis, che però ha declinato ogni responsabilità sull’inquinamento della falda.In ogni caso, questa volta, dopo la pubblicazione degli esami dell’Arpa, la macchina istituzionale si è messa in moto (a sollevare la questione in Regione è stato il capogruppo leghista Tino Rossi). Il 22 maggio scorso il sindaco di Alessandria, l’azzurro Piercarlo Fabbio, ha emesso un’ordinanza con cui si inibiva l’utilizzo dei pozzi di falda intorno all’area incriminata, due giorni dopo la Procura ha aperto un’inchiesta e una riunione fra gli enti locali ha sancito l’apertura di due tavoli tecnici. Ora il problema sarà l’effettuazione della bonifica della zona («Una bonifica complicata» come ha ammesso lo stesso assessore regionale all’Ambiente Nicola De Ruggiero) e l’individuazione dei responsabili.Il caso cromo-Spinetta, per altro, non è certo il primo allarme ambientale nella nostra Regione. Fa ancora scalpore il caso dell’Acna di Cengio, l’azienda chimica che per decenni fu attiva in provincia di Savona, ma i cui scarichi nocivi per anni e anni inquinarono l’acqua del Bormida, nell’alessandrino. Dopo polemiche, denunce e proteste, la fabbrica chiuse definitivamente nel 1999. Tornando nel presente, come non ricordare le preoccupazioni per le scorie nucleari di Saluggia, a cavallo fra le province di Vercelli e di Torino. Lì, fin dagli anni ’70, è stato insediato un grosso deposito di scorie, che da sempre ha attirato le ire degli ambientalisti e il sospetto dei residenti. Due anni fa l’ultima denuncia, a opera della Regione e dell’Arpa: l’acqua della falda acquifera vicina all’impianto era stata contaminata a causa di una perdita a una “piscina radioattiva”.


Avvelenati dall'acciaieria
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E nei fiumi finiscono anche nickel e zinco TORINO 02/09/2008 - L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale riaccende le polemiche sulla ThyssenKrupp. Questa volta, però, nulla c’entrano i sette operai morti lo scorso dicembre nello stabilimento di corso Regina Margherita, a destare preoccupazione sono i dati resi noti dal sito Internet dell’Ispra, relativi agli scarichi industriali dell’ex acciaieria. A quanto si deduce dalle tabelle che riportano i livelli di contaminazione delle acque, infatti, dalla ThyssenKrupp sarebbero stati scaricati «nel 2005, 710 chilogrammi di cromo e suoi composti». Almeno altri ventidue quintali, a conti fatti, nel solo biennio tra il 2002 e il 2004.«I dati degli scarichi pericolosi sono reperibili in Rete sui siti dell’Ines (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) e dell’Eper (European Pollutant Emission Register) e questi dati sono stati recentemente confermati anche dall’Arpa» spiega Roberto Topino, il medico del lavoro che per primo ha lanciato l’allarme. I suoi interventi, comparsi su diversi siti Internet, sono stati recentemente ripresi anche da un noto blog che, invocando l’intervento della magistratura, ha riportato l’attenzione sulla presenza di alti concentrati di cromo esavalente nelle acque della Dora. «Per quanto l’Arpa assicuri che quei valori non sono preoccupanti, considerandoli diluiti in migliaia di litri d’acqua - continua Topino - il rischio c’è, eccome. Basti pensare alle falde acquifere pesantemente contaminate sotto i vecchi stabilimenti delle acciaierie Vitali, dove ora sorge il comprensorio Spina3».Un’area non contaminata, secondo il Comune e per cui, da quanto si apprende dalla risposta pubblicata sul blog agli interventi di Topino, l’allarme cromo non sarebbe altro che una montatura. Secondo un ingegnere dell’ufficio bonifiche, infatti, la quantità del composto cancerogeno rilevata attorno a Spina3 non eccederebbe rispetto ai limiti di legge. «La contaminazione residua in falda non supera 30 microgrammi al litro (voglio precisare che il limite del cromo esavalente per la potabilità è di 50 microgrammi al litro) e così resterà per un centinaio d’anni» si legge, testualmente, nella replica comparsa sul sito Internet.«Una risposta poco esauriente e assolutamente sbagliata - precisa Topino -. Quei valori che il Comune considera normali, non lo sono assolutamente. La legge prevede dei limiti per la concentrazione di cromo nelle acque, ma ci sono due normative. Il limite sanitario di concentrazione ammissibile nell’acqua potabile è di 50 microgrammi per litro come cromo totale, mentre la norma di tutela ambientale pone invece il limite di 5 microgrammi per litro di cromo esavalente». Resta il fatto che tali limiti, tra il 2002 e il 2006, sarebbero stati comunque superati quasi di dieci volte e solo per quanto riguarda l’ex comprensorio Vitali: «Le indagini ambientali, condotte nel 2002, hanno riscontrato una contaminazione da cromo esavalente in concentrazioni eccedenti il limite di 5 µg/litro fissato dal DM 471/99 per le acque sotterranee, con un massimo pari a 455 µg/litro in corrispondenza di un pozzo di monitoraggio. Nel 2006 i valori si attestavano fra 10 e 50 µg/litro, con un picco di 282 µg/litro».

venerdì 29 agosto 2008

DISCARICA PER RIFIUTI SPECIALI,COLOBRARO HA ALTRE ASPIRAZIONI

Lo sport regionale preferito sembra essere diventato quello di aprire nuove discariche. Un nuovo traffico di rifiuti arricchisce imprese e concessionari che sembrano aver fatto breccia anche in Basilicata, regione che ha il triste primato di trovarsi agli ultimi posti in Italia per raccolta differenziata ed ai primi posti per casi rilevati di tumori. Questa volta sembrerebbe che dalle aree industriali le società dei rifiuti si siano spostati verso i piccoli centri, forse per una questione di marketing territoriale o per convenienza ? . Anche nel piccolo comune di Colobraro, in provincia di Matera, ecco arrivare le società della monnezza con una discarica di rifiuti speciali non pericolosi. In una regione dove si autorizzano più discariche che opere di difesa dell'ambiente, si intendono smaltire legalmente rifiuti prodotti da opifici, impianti di depurazione, trivelle, ecc importati anche da altre regioni. La lista dei rifiuti classificati "speciali non pericolosi" è lunga ed articolata compresi i reflui di qualsiasi tipo. Colobraro è un Comune dove, con grandi sforzi, si sta tentando la valorizzazione delle risorse del territorio. Non è più il paese della iella, o della sfortuna, visto il progetto di valorizzazione turistica e culturale che la nuova amministrazione vuole intraprendere. I nuovi turisti in cerca di emozioni non potranno aspirare certamente a ritrovarsi nei luoghi della magia il polo delle discariche(Colobraro smaltisce già i rifuti solidi urbani del comprensorio).I pochi, ma buoni agricoltori del territorio hanno impiantato aziende agricole di qualità basate sul biologico e sono diventati i primi tutori del territorio. A queste imprese agricole va pertanto garantito un territorio pulito dove vanno effettuate operedi difesa dell'ambiente e forestazioni per arrestare le frane ed il dissesto idro-geologico. Ed invece c'è chi trova il modo di rovinare la piazza agli agricoltori con le discariche, con il pericolo di rovinare le produzioni biologiche o, peggio, le preziose falde idriche.No Scorie chiede pertanto al sindaco di Colobraro di opporsi a qualsiasi ipotesi di realizzazione di mega discariche sul proprio territorio. Gli assessorati all'ambiente della Regione e della Provincia di Matera, prima di autorizzare nuove discariche ove smaltire altri rifiuti anche di provenienza non locale, rimuovano invece la bombaecologica dal basso Sinni, ossia la discarica di cromoesavalente limitrofa alla foce del fiume Sinni. Le discariche, oltre ad avere un impatto ambientale pesante, minacciano le economie locali e la salute dei cittadini e sono costi aggiuntivi per la collettività (vedasi costi per i monitoraggi o le manutenzioni delle infrastrutture).
I cittadini di Colobraro se non controllano il territorio rischiano di subire quello che è accaduto con la discarica a Pomarico dove, a loro insaputa ed all'insaputa delle istituzioni locali, grazie ai gestori privati della discarica, si sono smaltiti i rifiuti provenienti dalla Campania. A breve con la discarica esaurita i pomaricani dovranno finanziarsi di tasca loro una nuova discarica per le proprie esigenze.
Cordiali Saluti
Felice Santarcangelo
tel.335/7196709



NOSCORIE TRISAIA
Movimento Antinucleare
mail noscorietrisaia@libero.it

MAP NST 2708 27.08.08

giovedì 21 agosto 2008

DELIBERA CIPE 1 AGOSTO 2008: ARRIVANO LE PRESCRIZIONI AMBIENTALI

La delibera Cipe pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 1agosto 2008 è la prova provata dell’inefficienza e dell’incapacità delle istituzioni di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini.Per la Total ecco comparire i monitoraggi ambientali di qualsiasi tipo (persino il Pm5 ) con misurazioni continue dell’idrogeno solforato. Per l’Eni che trivella da circa dieci anni assieme società-satellite non c’e’ stata alcuna prescrizione. Non è un caso che in Italia i limitidelle emissioni dell’idrogeno solforato sono 10.000 volte superiori a quelli degli Stati Uniti. E’ difficile non credere che i limiti fissati in Italia non favoriscano gli interessi delle società petrolifere che risparmiano sui dispositivi antinquinamento, a scapito della salute deicittadini. Dopo il danno, la beffa. Per trivellare a Tempa Rossa, laTotal come già avvenuto per l’Eni nel 2001, incasserà ingenti capitali pubblici pari a circa 800 milioni di euro. Mentre i politici lucani invocano la benzina a metà prezzo e si perdono i finanziamenti dell’obiettivo 1 per le imprese lucane a causa del PIL drogato dal petrolio, lo Stato finanzia la distruzione del territorio lucano e delle economie locali con le tasse pagate dagli stessi lucani. Cinquanta famiglie della Val d’Agri chiedono giustizia per l’inquinamento provocato dal centro Oli di Viggiano, mentre l’Arpab, come una grossa holding, fa pubblicità sui giornali e sui tabelloni 6x 4 affermando di monitorare il territorio dagli inquinanti ma dimentica di rendere noti i risultati del suo lavoro (vedi radioattività dell’Itrec o Idrogeno solforato sui pozzi petroliferi e presso il Centro Oli di Viggiano). L’assessore regionale Santochirico, in barba ad ogni tutela delle economie locali (vedi trivellazioni nel Metapontino), della tutela del territorio (vedi trivelle nel parco della Val d’Agri e sui bacini idrici), della salute pubblica (non è in grado di garantire il monitoraggio dell’inquinamento di un gas killer come l’idrogeno solforato), attraverso procedure di VIA nascoste negli albi pretori dei comuni (ossia contro ogni democrazia ) concede la VIA alle SpA e Srl del petrolio e del gas. E’ noto come gran parte delle società a responsabilità limitata collegate alle multinazionali petrolifere, in un contesto di lavorazioni pericolose, come quelle petrolifere, non possono garantire (economicamente parlando) alcun risarcimento in caso di grave incidente. Si ricorda in proposito lo scoppio di un pozzo petrolifero nel 1991 a Policoro. Per oltre 15 giorni furono immesse nell’aria sostanze tossiche a discapito della tutela della salute pubblica (nessuno fu informato dei rischi che correva). In questo contesto(molto pericoloso per i cittadini) e in un clima di dipendenza quasi“tossicologica” dalle imprese petrolifere da parte della classe politica, è bene sospendere qualsiasi autorizzazione e procedura di VIA per le trivellazioni. E’ urgente ridefinire il ruolo e le funzioni dell’Arpab rispetto al delicato compito di controllo del territorio. Nel risorgimento i lucani diedero il loro sangue per il paese e per l’unità d’italia, nel 2008 in un clima di federalismo e discriminazione non è più pensabile accettare altri sacrifici e contributi energetici per il paese sulla pelle dei lucani.
Cordiali Saluti
Felice Santarcangelo
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lunedì 11 agosto 2008

Segreto di Stato, discariche e centrali nucleari

Segreto di Stato, discariche e centrali nuclearisabato 31 maggio 2008 di Patrizia Gentilini E' passato senza ricevere, a mio avviso, l' attenzione che merita, l' ultimissimo atto del governo Prodi, grazie al quale dal 1° Maggio 2008, in Italia è entrato in vigore il Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) che allarga il campo d'applicazione del segreto di Stato, in nome della tutela della sicurezza nazionale, ad una lunga serie di infrastutture critiche tra le quali "gli impianti civili per produzione di energia". Questo significa che i siti per il deposito delle scorie nucleari, nuovi impianti civili per produzione di energia, centrali nucleari, rigassificatori, inceneritori/termovalorizzatori potranno essere coperti da segreto di Stato. Segreto che si estende anche agli iter autorizzativi, di monitoraggio, di costruzione e della logistica di tutta la filiera.Credo che ormai in Italia non solo sia a rischio la nostra salute, ma i valori più profondi nei quali crediamo: dalla libertà d'informazione, alla partecipazione, alla stessa democrazia e temo che con questo atto vengano infrante le normative europee che disciplinano l'accesso del pubblico all'informazione ambientale.Vorrei ricordare le parole di un grande Scienziato, nostro indimenticabile maestro: Lorenzo Tomatis: " adottare il Principio di Precauzione e quello di Responsabilità significa anche accettare il dovere di informare, impedire l' occultamento di informazioni su possibili rischi..... Invece di accettare una società che sta diventando sempre meno democratica, in cui le scelte sfuggono ormai completamente agli individui e domina il Principio della crescita economica ad ogni costo, si può pensare ad uno sviluppo che si attui sui principi di Precauzione e Responsabilità, dando priorità alla qualità della vita e all' equità sociale e ponendo il mantenimento della Salute al di sopra dell' interesse economico"..La direzione in cui la nostra società si sta muovendo è esattamente antitetica a quella tracciata da Tomatis! Come non essere sgomenti davanti a tutto questo?Forse non tutti sanno che l' art.5 del codice deontologico dei medici letteralmente recita: "Il Medico è tenuto a considerare l'ambiente nel quale l'uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini … il Medico è tenuto a promuovere una cultura civile tesa all'utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile…"Mi chiedo: informando un domani i nostri pazienti della pericolosità di risiedere vicino a inceneritori, rigassificatori, centrali e depositi di materiale radioattivo potremmo essere accusati di infrangere un segreto militare e pertanto penalmente perseguiti?Spero che altre voci libere ed indipendenti si levino per riaffermare i sacrosanti diritti di tutti noi cittadini.Dott. Patrizia GentiliniSpecialista in Oncologia ed EmatologiaAssociazione Medici per l' Ambiente ISDE----------------------------------------------------------Comunicate eventuali rilevazioni sugli aspetti dell'inquinamento ambientale anche con vostri articoli o semplici segnalazioni: le diffonderemo.Redazione Alba Magicaalbamagica@iol.it http://www.celestinian-center.com http://www.albamagica.com 0498648301 3474418930----------------------------------------------------------*articolo precedentemente postato sul sito di Medicina olistica INTEGRALE il 20.5.08 vedi a http://it.groups.yahoo.com/group/MEDICINA_OLISTICA_INTEGRALE/

venerdì 8 agosto 2008

Presentazione libro "Antiscorie"

Gentili Signori,
sono passati molti anni dal referendum, la ricerca di fonti energetiche rinnovabili e rispettose dell'ambiente ha compiuto enormi progressi, ma l'attuale governo torna a parlare di nucleare e di riapertura di centrali, non avendo ancora risolto il problema delle scorie nucleari delle vecchie centrali dismesse.
È ancora caldo il ricordo della protesta contro il decreto 314/03 che ha visto protagonista una popolazione umile e pacifica; la protesta del popolo lucano, che non accetta che la sua terra, conquistata con sacrificio e curata con dedizione, diventi deserto militarizzato e pattumiera nucleare.
Proprio in questo momento storico delicato e decisivo, esce il libro "Fragole e uranio" di Pasquale Stigliani e Francesco Buccolo, con la prefazione di Beppe Grillo; un racconto sentito, frutto del lavoro di ricostruzione dei fatti di due dei protagonisti della protesta.
La presentazione di "FRAGOLE E URANIO. Scanzano Jonico: storia di una rivolta" avverrà il giorno 9 agosto alle ore 21.30 presso la corte del palazzo Baronale di Scanzano Jonico, un occasione per incontrarsi e non dimenticare.
In allegato il programma.
-- Pasquale StiglianiResp. Comunicazione e OrganizzazioneScanZiamo le ScorieVia Taranto n.2, Scanzano J.co (MT)scanziamolescorie@gmail.com
www.scanziamolescorie.org