venerdì 26 settembre 2008

Nuovo incidente nucleare a Tricastin: evacuazione per i comuni vicini?

LIVORNO. Mentre in Italia Berlusconi e Scajola rilanciano alla grande il nucleare come soluzione di pulita ed economica a tutti i mali energetici italiani, in Francia la rete di associazioni "Sortir du nucléaire" il 21 settembre ha scritto ad Électricité de France (Edf), all´Autorité de sûreté (Asn), al presidente della repubblica Sarkozy e il primo ministro Fillon per chiedere la verità sulla gravità della situazione in corso nella centrale centrale nucleare di Tricastin. «Secondo alcune informazioni, la situazione nella centrale sarebbe così problematica che l´evacuazione di diversi comuni vicini sarebbe presa in considerazione dalle autorità». Se l´allarme di "Sortir du nucléaire" fosse confermato, l´affare francese sarebbe veramente esplosivo da un paio di settimane: l´8 settembre, nel corso di una operazione di rinnovo del combustibile, durante la quale la copertura della vasca del reattore numero 2 è stata sollevata, due assemblaggi di combustibile sono rimasti appesi alle strutture interne superiori e sarebbero ancora sospese sopra altri 155 assemblaggi che costituiscono il cuore del reattore. Un incidente dello stesso tipo è certamente già avvenuto nel 1999 nella centrale nucleare di Nogent-sur-Seine, nell´Aube, e ci è voluto più di un mese per venirne a capo, ma secondo le associazioni antinucleari francesi «la situation a Tricastin è ancora più grave perché si tratta di due assemblaggi invece di uno solo, il che moltiplica le difficoltà: le operazioni intraprese per recuperare un assemblaggio possono provocare la caduta del secondo. Inoltre, mentre Edf e le autorità restano mute al riguardo, è fortemente possibile che un assemblaggio, o anche tutti e due, siano "moxés", vale a dire contengano del plutonio, cosa che allora aggraverebbe nettamente i rischi. I due assemblaggi, che pesano ciascuno circa 800 kg, minacciano ad ogni istante di cadere. Potrebbero allora rompersi e i differenti pezzi, scivolando sugli altri assemblaggi, potrebbero eventualmente innescare una reazione nucleare incontrollata. Sarebbe allora possibile un gravissimo incidente nucleare. Ma anche senza una tale reazione, le operazioni di "pulizia" sembrano essere quasi impossibili da realizzare, il reattore potrebbe essere definitivamente condannato e lasciato in eredità tale e quale ai nostri discendenti». Per questo motivo "Sortir du nucléaire" chiede che vengano immediate risposte ad alcune domande fondamentali: «I due assemblaggi sono "moxés" ? Altrimenti detto: si tratta di combustibile uranio-plutonio o "solamente" di uranio? Se si tratta di mox (mixed oxide fuel, ndr), Edf riconosce che il rischio di reazioni incontrollate è ancora più grande?».Poi gli antinuclearisti francesi fanno altre domande che danno l´idea della segretezza e dell´imbarazzo su quanto sta accadendo in una centrale nucleare che quest´anno è stata funestata da incidenti: «Quali operazioni sono state tentate dopo il 9 settembre per recuperare i due assemblaggi? Quali altre operazioni sono state prese in considerazione? Con quali rischi? I due assemblaggi sono sempre nell´acqua della vasca? Secondo alcune informazioni, dopo un tentativo di intervento, Edf non prevederebbe di posizionare i due assemblaggi sotto l´acqua. In questo caso, come sono raffreddati? Quali sono le misure prese in considerazione in caso di aggravamento della situazione? L´evacuazione dei comuni vicini è stata realmente presa in considerazione, come lasciano pensare alcune informazioni? Non bisognerebbe immediatamente evacuare i comuni vicini, come i dipartimenti interessati, in maniera preventiva e non in seguito ad un eventuale aggravamento della situazione? In quale data sono previste le prossime aperture di vasche a Tricastin (dove funzionano tre altri reattori) e nelle altre centrali in Francia? Quali misure sono messe in opera per evitare che si produca una situazione identica?». Insomma, mentre in Italia si punta sul miracolistico nucleare, nella Francia che ci viene indicata come modello energetico a cui guardare vengono a galla tutte le sue pecche e "Sortir du nucléaire" chiede ai cittadini di fare le stesse sue domande a Edf ed al governo, per conoscere la verità al più presto.Invece in Italia si accusa di essere poco moderni coloro che ricordano questa estate di passione del nucleare europeo: fuga di uranio l´8 luglio ed altri incidenti a Tricastin ma anche incidenti a raffica in Francia, Belgio, Germania, Spagna, Ucraina, Slovenia, Cina, Corea, Giappone, Usa, Russia... In Italia quando tutto va bene queste notizie vengono confinate per gravità tra gli incidenti automobilistici, ma l´ottimismo di facciata di Berlusconi e Scajola nasconde rischi che in Francia, nel Paese della più avanzata ed estesa industria nucleare, sono sempre più evidenti, ormai quasi quotidiani.

mercoledì 3 settembre 2008

Dall’emergenza cromo ad Alessandria agli impianti atomici in disuso a Trino e Saluggia

Concimi, tossine e scorie nucleariOra il pericolo arriva dal rubinetto
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Gli scarichi della Thyssen stanno uccidendo la Dora TORINO 02/09/2008 - Se a Torino, fino a oggi, di cromo esavalente si è parlato poco o nulla, un caso allarmante e dai risvolti ancora da valutare pienamente ha tenuto banco nei mesi scorsi ad Alessandria. Per la precisione, nella piccola frazione di Spinetta Marengo, dove alcuni rilievi dell’Arpa, necessari per il nullaosta ambientale alla costruzione di un supermercato, hanno riscontrato quantità di cromo esavalente (composto cancerogeno per l’uomo) fino a 50-60 volte superiori ai limiti di legge nei pozzi di falda superficiale: il massimo è stato di 280 µg/litro (microgrammi per litro) a dispetto di un limite fissato in appena 5 µg/litro.Acqua che non finiva direttamente nei rubinetti delle case ma, è bene ricordarlo, poteva venire utilizzata nell’irrigazione dei campi e nell’alimentazione degli animali, rientrando così nel ciclo alimentare dell’uomo. “Dov’è la novità?” avrebbe detto più d’uno ad Alessandria, ricordando come già negli anni ’80 alcuni medici avessero denunciato la terribile situazione in cui versava la falda nella zona, nota come ex zuccherificio, ma poi diventata un polo chimico su cui in passato ha operato anche Montedison. Un’area dove ora si trova uno stabilimento della Solvay Solexis, che però ha declinato ogni responsabilità sull’inquinamento della falda.In ogni caso, questa volta, dopo la pubblicazione degli esami dell’Arpa, la macchina istituzionale si è messa in moto (a sollevare la questione in Regione è stato il capogruppo leghista Tino Rossi). Il 22 maggio scorso il sindaco di Alessandria, l’azzurro Piercarlo Fabbio, ha emesso un’ordinanza con cui si inibiva l’utilizzo dei pozzi di falda intorno all’area incriminata, due giorni dopo la Procura ha aperto un’inchiesta e una riunione fra gli enti locali ha sancito l’apertura di due tavoli tecnici. Ora il problema sarà l’effettuazione della bonifica della zona («Una bonifica complicata» come ha ammesso lo stesso assessore regionale all’Ambiente Nicola De Ruggiero) e l’individuazione dei responsabili.Il caso cromo-Spinetta, per altro, non è certo il primo allarme ambientale nella nostra Regione. Fa ancora scalpore il caso dell’Acna di Cengio, l’azienda chimica che per decenni fu attiva in provincia di Savona, ma i cui scarichi nocivi per anni e anni inquinarono l’acqua del Bormida, nell’alessandrino. Dopo polemiche, denunce e proteste, la fabbrica chiuse definitivamente nel 1999. Tornando nel presente, come non ricordare le preoccupazioni per le scorie nucleari di Saluggia, a cavallo fra le province di Vercelli e di Torino. Lì, fin dagli anni ’70, è stato insediato un grosso deposito di scorie, che da sempre ha attirato le ire degli ambientalisti e il sospetto dei residenti. Due anni fa l’ultima denuncia, a opera della Regione e dell’Arpa: l’acqua della falda acquifera vicina all’impianto era stata contaminata a causa di una perdita a una “piscina radioattiva”.


Avvelenati dall'acciaieria
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«L’acqua contaminata dal cromopuò modificare il Dna dell’uomo»
E nei fiumi finiscono anche nickel e zinco TORINO 02/09/2008 - L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale riaccende le polemiche sulla ThyssenKrupp. Questa volta, però, nulla c’entrano i sette operai morti lo scorso dicembre nello stabilimento di corso Regina Margherita, a destare preoccupazione sono i dati resi noti dal sito Internet dell’Ispra, relativi agli scarichi industriali dell’ex acciaieria. A quanto si deduce dalle tabelle che riportano i livelli di contaminazione delle acque, infatti, dalla ThyssenKrupp sarebbero stati scaricati «nel 2005, 710 chilogrammi di cromo e suoi composti». Almeno altri ventidue quintali, a conti fatti, nel solo biennio tra il 2002 e il 2004.«I dati degli scarichi pericolosi sono reperibili in Rete sui siti dell’Ines (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) e dell’Eper (European Pollutant Emission Register) e questi dati sono stati recentemente confermati anche dall’Arpa» spiega Roberto Topino, il medico del lavoro che per primo ha lanciato l’allarme. I suoi interventi, comparsi su diversi siti Internet, sono stati recentemente ripresi anche da un noto blog che, invocando l’intervento della magistratura, ha riportato l’attenzione sulla presenza di alti concentrati di cromo esavalente nelle acque della Dora. «Per quanto l’Arpa assicuri che quei valori non sono preoccupanti, considerandoli diluiti in migliaia di litri d’acqua - continua Topino - il rischio c’è, eccome. Basti pensare alle falde acquifere pesantemente contaminate sotto i vecchi stabilimenti delle acciaierie Vitali, dove ora sorge il comprensorio Spina3».Un’area non contaminata, secondo il Comune e per cui, da quanto si apprende dalla risposta pubblicata sul blog agli interventi di Topino, l’allarme cromo non sarebbe altro che una montatura. Secondo un ingegnere dell’ufficio bonifiche, infatti, la quantità del composto cancerogeno rilevata attorno a Spina3 non eccederebbe rispetto ai limiti di legge. «La contaminazione residua in falda non supera 30 microgrammi al litro (voglio precisare che il limite del cromo esavalente per la potabilità è di 50 microgrammi al litro) e così resterà per un centinaio d’anni» si legge, testualmente, nella replica comparsa sul sito Internet.«Una risposta poco esauriente e assolutamente sbagliata - precisa Topino -. Quei valori che il Comune considera normali, non lo sono assolutamente. La legge prevede dei limiti per la concentrazione di cromo nelle acque, ma ci sono due normative. Il limite sanitario di concentrazione ammissibile nell’acqua potabile è di 50 microgrammi per litro come cromo totale, mentre la norma di tutela ambientale pone invece il limite di 5 microgrammi per litro di cromo esavalente». Resta il fatto che tali limiti, tra il 2002 e il 2006, sarebbero stati comunque superati quasi di dieci volte e solo per quanto riguarda l’ex comprensorio Vitali: «Le indagini ambientali, condotte nel 2002, hanno riscontrato una contaminazione da cromo esavalente in concentrazioni eccedenti il limite di 5 µg/litro fissato dal DM 471/99 per le acque sotterranee, con un massimo pari a 455 µg/litro in corrispondenza di un pozzo di monitoraggio. Nel 2006 i valori si attestavano fra 10 e 50 µg/litro, con un picco di 282 µg/litro».